venerdì 9 gennaio 2009

“Ottimismo comunque”

Quanto può essere grave la cecità di un uomo?
Quanta sofferenza può sopportare un uomo,
prima di svegliarsi ed accorgersi
che può vivere felice?
Perché gli uomini distruggono e non capiscono
che la vera soddisfazione è nel costruire?
Quante materie prime abbiamo ancora a disposizione?
Per quanto tempo possiamo continuare a produrre
e consumare oggetti?
Quando cominceremo a costruire il nuovo
riciclando il vecchio?
Quando cominceremo a considerare le cose vecchie
solo quando lo sono veramente?
Per quanto tempo potremo continuare
a vivere nella nostra Patria,
senza spostarci dove sarà ancora possibile
trovare un angolo di verde da coltivare,
una fonte d’acqua potabile,
un raggio di sole in grado di alimentare la Vita?
Cosa faremo
quando non potremo più produrre niente?
Cosa succederà, quando andrà via la corrente,
il gas sarà finito
e non ci saranno più cascate d’acqua?
Cosa sarà di noi quando saremo gli altri?
La Vita sarà ancora Vita
quando la vivremo chiusi in casa?
Di cosa vivremo?
Cosa vivremo?
Ci sarà tempo a non finire.
Non ci sarà niente per riempirlo.
Come spenderemo i soldi?
Come ci guadagneremo i soldi?
Che senso avranno i soldi?
Vorremmo soldi?
Saranno i soldi ad organizzare la nostra Vita?
Saranno i soldi a gestire le nostre intenzioni?
Chiederemmo soldi per fare qualcosa?
Offriremmo soldi a qualcuno per fare qualcosa per noi?
Cosa sarà veramente importante?
Riusciremo a sopportarci
quando non potremo più nasconderci
e confonderci tra gli altri?
Avremo il coraggio di sostenere i nostri credo da soli?
Ci sentiremo a nostro agio a non sapere
qual è l’opinione comune?
Ci sentiremo persi senza un gregge intorno
che ci sospinge in una qualche direzione?
Sarà davvero così orrendo se
rilassandoci per un momento
rimarremo fermi immobili esattamente dove siamo,
senza riscoprirci altrove al nostro risveglio?
Ci infastidirebbe la visita senza preavviso
di qualcuno che passava di là?
Se solo accadesse,
lasceremmo suonare il telefono appoggiato sul tavolo
senza rispondere?
Sarebbe strano scrivere una lettera?
Già, ma senza carta… come si fa?
Un sacco di idee, di pensieri, di sogni
e nessun supporto sul quale fissarli.
Nessun interlocutore al quali raccontarli.
Solo un eco, infinito,
tra le cime innevate,
le valli,
sopra gli oceani,
rasentando la superfici delle pianure infinite,
le dune del deserto,
squarciando enormi nuvoloni bianchi
e continuando verso ghiacciai perenni,
eterni come il viaggio verso il sole.
Sì, ma quale?
Ce ne sono tanti.
Tutti dentro l’universo dal lato più intimo degli occhi.

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