Un paio di passi
e siamo fuori.
Giusto il tempo di un respiro
e poi via
verso lo spiazzo 
dove il fiume si allarga e curva.
Ci muoviamo 
nella stessa direzione della corrente
lo facciamo per istinto 
e quando siamo lì 
ci fermiamo.
Noi possiamo,
il fiume no
ed increspandosi si volta 
come volesse salutarci,
come se gli dispiacesse 
doversi allontanare da noi,
vederci allontanare stando fermi.
Lo fissiamo anche noi
per un istante
prima di guardarci negli occhi 
e rivedere perché siamo qui.
È chiaro ora.
Distesi sul prato
con gli occhi pieni di cielo
ed il cielo pieno di sogni.
Dopo pochi secondi 
l’impressione è quella 
di essere attaccati con la schiena al mondo 
come se lo fossimo al soffitto,
come se il mondo fosse il soffitto 
e noi potessimo cadere nel cielo 
da un momento all’altro,
come se potessimo deciderlo noi 
di staccarci dal mondo 
e lasciarci cadere nel cielo
cominciando a volare.
Sembrano azzurri anche i miei occhi castani.
Sembriamo vicini al mondo
ma in realtà 
siamo già molto lontani.
Le nostre mani si cercano 
e si trovano intrecciate
quasi a dirci “pronti? Andiamo!”.
Come rive contrapposte 
tra le quali scorre il fiume.
Come quando tra la gente
mi sorridi da lontano,
tutto quanto tra di noi passa
mentre noi ci avviciniamo
e  sappiamo
tra un momento ci fermiamo.
È proprio in quel momento 
che chi avevamo intorno
si accorge del nostro venirci incontro
e vorrebbe soffermarsi a curiosare, 
quasi si sentisse parte 
di quel che sta accadendo
e volesse rimanere 
ma non avrebbe senso 
è nel fiume e deve andare.
Quando per gli altri 
la parte è finita
è solo per noi 
che gira la Vita.
giovedì 22 luglio 2010
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