Eterno lo scintillio
della superficie increspata dal vento.
Infinite le carezze che dona alla spiaggia
che col passare del tempo si ammorbidisce sempre più,
perchè i ciotoli che la compongono
rotolando diventan tondi e
e gli spigoli svanendo danno vita a nuovi mondi.
Sinfonie ininterrotte dilettano gli uditi più attenti
dei soliti ospiti fedeli e di quelli occasionali.
In primavera, con i passeggianti in attesa del sole.
D'estate, col fragore di chi a casa propria natura non ha.
In autunno, quando finalmente torna ad essere di chi ci vive.
D'inverno, quando immergendovi le mani
si scopre che il freddo
non è chiuso solo nella propria malinconia.
Ogni volta che vado a trovarlo
i miei pensieri più contorti
li lego ad un sasso e li scaglio lontano.
Infrangendo la superficie
si liberano e ritornano ordinati verso la riva
ognuno in un anello diverso
dell'onda che generano.
Così a me non resta che rileggerli uno alla volta,
raccoglierli e riporli secondo logica
nei cassetti della della mia mente.
Ed è così che la matassa contorta diventa chiarezza
e che io per l'ennesima volta
rispecchiandomi in lui ringrazio
e torno a casa.
Una passione senza stagione,
comprensione al di là della ragione,
un interlocutore senza invidie ne inibizioni.
giovedì 27 dicembre 2007
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